domenica 10 giugno 2012

uno studio dell'OCSE

DISUGUAGLIANZA DEI REDDITI E MOBILITÀ SOCIALE

Negli ultimi trent'anni la disuguaglianza della distribuzione dei redditi nell'area OCSE si è aggravata. In Italia il tasso di disuguaglianza supera di un punto la media OCSE.
Il problema non si pone solo come questione attuale, ma anche in prospettiva: la ricerca dell'OCSE dimostra la stretta correlazione tra disuguaglianza sociale e dinamiche di mobilità intergenerazionale.
Indipendentemente dai livelli di disuguaglianza sociale (forte o debole) di ciascun paese, le competenze e capacità degli individui sono fattori determinanti per l'accesso a un buon impiego e la progressione sulla scala sociale. Tuttavia in paesi dove la disuguaglianza sociale è più forte, come Stati Uniti, Italia e Gran Bretagna, la situazione economica futura d'un bambino è il più delle volte strettamente correlata al livello di reddito dei genitori. Ciò fa pensare che in questi paesi il livello socioeconomico della famiglia abbia un ruolo determinante nello sviluppo delle competenze e capacità dei figli.
A controprova il fatto che questo non avviene in paesi dove la disuguaglianza dei redditi è ridotta (Danimarca, Finlandia, Norvegia).
Se ne deduce che le politiche volte ad assicurare l'uguaglianza delle chances di partenza – indipendentemente dalla situazione socioeconomica d'origine – possono favorire una più dinamica mobilità sociale e per conseguenza, a lungo termine, una riduzione delle disuguaglianze dei redditi.
fonte D’Addio (à paraître), « Social Mobility in OECD Countries: Evidence and Policy Implications » ; OCDE (2008), Croissance et inégalités : Distribution des revenuset pauvreté dans les pays de l'OCDE, www.oecd.org/els/social/inequality/GU ; Base de données de l’OCDE sur la distribution des revenus.

Questo grafico illustra la relazione tra mobilità sociale delle generazioni di una famiglia e ampiezza della disuguaglianza dei redditi di ciascun paese. Nell'insieme, nei paesi dove tale disuguaglianza è più forte, la mobilità intergenerazionale è, di norma, più debole e viceversa.

La disuguaglianza dei redditi è un problema complesso che impone strategie risolutive a diversi livelli. Tuttavia le politiche dell'educazione – e quelle centrate sull'equità, in particolare – sembrano essere le leve più efficaci di cui si dispone per ridurle nel corso del tempo. Le ricerche OCSE dimostrano che una più equa condizione di chances educative si traduce generalmente in una riduzione della distribuzione dei redditi. È altresì evidente che gli individui beneficiari di un livello più elevato di formazione godono di una maggior competitività sul mercato del lavoro, sia in periodi di crescita che di crisi. Ne deriva che quelle politiche educative che puntano sull'equità – garantendo la riuscita scolastica anche agli alunni con condizioni sfavorevoli di partenza – contribuiscono a ridurre la disuguaglianza, in prospettiva, della distribuzione dei redditi.
Fonte: Regards sur l’éducation 2011 : Les indicateurs de l’OCDE, indicateur A5 (www.oecd.org/edu/eag2011).

I risultati della rilevazione OCSE/PISA mostrano il potenziale di approcci di questo tipo. Ad esempio, nella rilevazione 2009, sulla comprensione del testo scritto, Canada, Corea, Giappone, e Finlandia hanno avuto la migliore performance. Questi paesi hanno una maggioranza di alunni con livelli alti di competenze e una percentuale relativamente scarsa di alunni con competenze non sufficienti. Mostrano inoltre una proporzione superiore di alunni resilienti, cioè di alunni che ottengono migliori risultati di quelli previsti sulla base dell'ambiente socioeconomico d'origine. In questi paesi la correlazione tra risultati degli allievi e ambiente socioeconomico famigliare è inferiore alla media OCSE.
Tutti questi paesi hanno un sistema educativo centrato sulla nozione di equità. Mettono in atto uno sforzo strategico per garantire un'educazione di qualità all'insieme della popolazione scolastica e per minimizzare l'ampiezza di variazione della performance in virtù di un'offerta riequilibrante di risorse e occasioni. In Corea e Giappone, ad esempio, insegnanti e capi d'istituto cambiano frequentemente scuola per garantire una più equa distribuzione dei migliori elementi. In Finlandia la professione d'insegnante è estremamente selettiva ed il paese dispone di un corpo docente molto competente. Nelle scuole finlandesi operano insegnanti specializzati nell'aiuto agli alunni in difficoltà e con rischio di stallo. In Canada, agli alunni di famiglie immigrate, oltre alle normali risorse, sono offerte risorse supplementari.
Se la promozione del successo scolastico e la sua equità rappresentano, verosimilmente, un obiettivo strategico importante a lungo termine, per attenuare le inuguaglianze, gli individui hanno comunque bisogno adesso di aiuto per acquisire le competenze necessarie per la riuscita in un'economia mondiale competitiva fondata sulla conoscenza.
Inoltre i paesi hanno bisogno di approcci razionali per far fronte alla scarsità di competenze, all'invecchiamento della popolazione e al declino dei vivai dei saperi, per gerarchizzare l'investimento di risorse limitate e rispondere ai bisogni di competenze sia in termini di offerta che di domanda. L'OCSE sostiene gli sforzi di questi paesi per rispondere alla sfida, tra l'altro, con il lancio (maggio 2012) della sua Strategia per le competenze.
OCSE Indicateurs de l'éducation à la loupe 4. aprile 2012


Nessun commento:

Posta un commento